mercoledì 17 ottobre 2012

Perché, in fondo in fondo. . .


Ho deciso di pubblicare quest'ultimo lavoro benchè non ne sia completamente soddisfatta. Tutto nasce da un'idea precisa che è poi  terminata in maniera assolutamente casuale, come spesso accade quando nella mente immagino un lavoro che poi cambia in fase di realizzazione per i più diversi motivi.
In origine mi sono ispirata (con un po' di presunzione, lo ammetto) ad un lavoro di Cynthia Venn, l'autrice  del libro Smocking in Sugarpaste. Questo genere di lavorazione, che riprende il ricamo di alcuni degli abitini indossati dalle bimbe della mia generazione,  mi ha sempre affascinata e quel libro l'ho letto e riletto decine di volte, sfogliandolo alla continua ricerca di idee e spunti. Lo smocking è una tecnica abbastanza semplice anche se richiede un po' di pazienza e attenzione. Ma non è forse così per ogni lavoro in cui si utilizza la ghiaccia reale?



In questo progetto oltre alle tecniche smocking e brush embroidery (quest'ultima utilizzata per i fiori e le farfalline del topper), se ne aggiunge anche un'altra decisamente più complessa: la tecnica degli extension work. Ed io, con l' incoscienza che spesso mi contraddistingue, mi sono messa lì e, forte del fatto che avrei dovuto tirare le linee degli extension solo per pochi centimetri, mi sono lanciata nell'impresa lavorando prima su un livello, aggiungendo poi il secondo, come dall'idea iniziale, ed infine un terzo. 



Già decidendo di fare un ulteriore livello di extension stavo modificando il  progetto a cui mi ispiravo...  La torta che vedevo nascere non mi piaceva, la guardavo e intanto pensavo a come avrei potuto farla "rientrare" in quell'idea iniziale che così tanto avrei voluto riprodurre... ma quando  le cose vanno in un certo modo è come se quello che fai si animasse e vivesse una  vita propria e  tu non puoi far altro che veder nascere qualcosa di assolutamente unico e inaspettato, qualcosa che forse è già dentro di te anche se ancora tu non lo sai. Forse è proprio questo che significa creare...





E così è nato questo lavoro, nonostante me. Guardandola finita avrei voluto sfasciare tutto, non per rabbia, solo con un po' di delusione per non essere riuscita a realizzare quello che veramente volevo... l'avrei fatto se Dona non mi avesse convinta a ripensarci, per non vedere sprecate le ore passate a coltivare un'idea.
E' stato così, quindi, che l'ho ripresa in mano per fotografarla con l'idea di pubblicarla. E l'ho fatto innanzitutto per dare un senso al lavoro svolto ma anche perché ultimamente, guardando i lavori nel web, mi accorgo che il livello che ci circonda sta diventando sempre più basso, che sempre più spesso vengono offerti lavori che mi fanno pensare che la gente abbia perso non solo il senso del bello ma anche della decenza e  anche, soprattutto, quello della misura e che di certo un progetto come il mio,  seppur non rappresenti il mio ideale, non avrebbe sfigurato confrontato a tanti altri.  Sarà proprio credendoci che riuscirò a crescere.
Dovrò quindi imparare ad apprezzare quello che realizzo, anche quello che non è come vorrei... accettarlo solo perché è qualcosa di assolutamente mio, nato da me... Ma anche perché, in fondo in fondo, quello che faccio non è poi tanto male.